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GENESI DEI PROGETTI

DEL SITO DI ANTONIO CAMPO

Genesi: Tenore Minimo

Partiamo dalle idee ispiratrici di questa “articolata” concezione che vuole rendere il desiderio auspicabile di “uno stato in cui ad ogni cittadino è assicurato un tenore minimo in ogni caso” implementabile nella complessità della realtà utilizzando un metodo sistematico che tenga conto delle esperienze storiche ma che trovi soluzioni sistemiche e con criteri esattamente quantificabili.

 

Un problema delle soluzioni che si concentrano ad intervenire “solo” quando non vi è autosufficienza è duplice: il primo è la necessità di un costoso ed inevitabilmente lento sistema di valutazione se la persona a cui fornire soldi, beni o servizi, rientra nei parametri o vi permane (generando costosi controlli, tardivi ausili e truffe o elusioni) ed il secondo è la sperequazione che vi è tra coloro che sono assistiti appieno e coloro che essendo sulla soglia della necessità tale assistenza non è data (generando una guerra ed odio tra bisognosi trattati diversamente).

 

Una soluzione ideale, ma solo in teoria, sembrerebbe essere il Reddito di Cittadinanza, inteso come importo in denaro minimo, dato a tutti i cittadini procapite. Astrattamente, tale redistribuzione del reddito, assicurerebbe il minimo a tutti.

 

Sennonché tale soluzione ha evidenti problemi:

 

1. di determinazione del “tenore minimo” che varia a seconda le persone ed i luoghi ad esempio i costi per la salute variano in base ai diversi costi che ogni persona deve affrontare per avere una vita minimamente decente in base al suo stato fisico e in base ai costi abitativi, di trasporto e servizi essenziali che cambiano in base al luogo in cui si vive;

 

2. di distorsione del mercato del lavoro per cui introduce una componente di demotivazione a lavorare in quanto ciò comporterebbe perdere un reddito equivalente, ottenuto non lavorando;

 

3. per non parlare della sostenibilità economica di un importo sufficiente a garantire anche i casi più problematici.

Parliamo di come la società intende il rapporto con i propri componenti per come si è evoluto nel tempo e di come sarebbe auspicabile farle evolverle.

 

Le società si sono evolute (parentale – familista/schiavista – monarchica – democratica) e, a parere dello scrivente, sarebbe auspicabile si evolvesse in senso clientelare, ovvero, (per capirci):

 

le società parentali erano costitute da grandi comunità familiari in cui le relazioni erano principalmente affettive e di sopravvivenza della comunità e nelle quali ogni componente era sacrificabile al bene comune;

 

le società familiste/schiaviste o anche tribali vi era l’unione di più famiglie a partire da alcune migliaia di persone in cui la gerarchia era pronunciata e per cui i capofamiglia comandavano, i loro familiari ne vivevano il benessere conseguente e individui catturati da altre tribù o di famiglie decadute diventavano schiavi;

 

poi si passa a società più grandi e plurifamiliari in cui vi sono tre livelli umani 1 i capifamiglia dominanti, i familiari dei capifamiglia e gli schiavi:

 

1.     Le esigenze di base per il tenore di ognuno non sono da soddisfare con la necessità per la persona o per un suo familiare di lavorare e guadagnare ma sono soddisfatte nella misura minima definita dalla società nel suo complesso;

 

2.     L’attività lavorativa pagata o non serve alla persona ed alle sue relazioni affettive ad aumentare il tenore di vita ed essere una libera scelta non forzata;

 

3.     L’attività lavorativa o il contributo personale per ciò che si riceve come esigenze basilari è un debito d’onore che non è obbligato ma di cui si tiene conto nella modalità con ciò viene dato il minimo tenore definito;

 

4.     Le esigenze base di ogni individuo sono: la sicurezza fisica (incolumità, sanitaria); l’abitazione; l’istruzione; la dignità (autodeterminazione ed autosufficienza);

 

La strategia che ne risulterà si ispirerà al Reddito di Cittadinanza ma ne implementerà l’ispirazione in modo molto diverso dalla semplicistica redistribuzione economica e si ispirerà sul principio di conoscenza, responsabilità e meritocrazia.

Vediamo da cosa stiamo partendo.

 

Il Reddito di Cittadinanza è l’idea che racchiude le seguenti considerazioni:

 

1.     Ogni componente di una società “giusta” deve avere quanto occorre ai propri bisogni ed alla propria dignità aldilà delle sue relazioni affettive-parentali o alle personali capacità produttive;

 

2.     La redistribuzione di quanto occorre ad ogni singolo, in ragione delle proprie necessità basilari, deve avere automatismi non discrezionali senza innescare onerose valutazioni complesse caso per caso ma rispondere a meccanismi lineari;

 

3.     Ciò che ogni persona riceve deve essere memorizzato e noto e oggettivamente misurabile-determinabile;

 

4.     La redistribuzione di tale “tenore” non considera lo stato del bisogno individuale ma viene rilasciata a tutti i componenti della società con egual efficacia sotto varie forme in ragione della condizione di ognuno.

 

 

Se prendiamo la prima considerazione: (Ogni componente di una società “giusta” deve avere quanto occorre ai propri bisogni ed alla propria dignità aldilà delle sue relazioni parentali-affettive o alle personali capacità produttive) ci accorgiamo di 3 aspetti:

 

·       Uguaglianza per quando attiene alle necessità minime non è nel dare a tutti la stessa cosa ma dare secondo le necessità di ognuno che possono differire sia nella quantità che nella modalità;

 

·       Il tenore di vita base già assicurato dalle relazioni parentali-affettive non è motivo di non ricevere il corrispettivo equivalente spettante a tutti;

 

·       La produttività della persona và riconosciuta aldilà della redistribuzione proporzionata alle necessità e deve essere gratificante ed incentivante proporzionalmente alla produttività stessa che cambia da persona a persona per condizioni anagrafiche, competenze, abilità e contingenze produttive e di mercato.

 

Quali possono essere le conseguenze di svincolare la redistribuzione di risorse necessarie dall’attività retribuita svolta?

 

Permette di non dover mantenere posti di lavoro improduttivi condizionati solo dalla mera necessità di dover ridistribuire un reddito di sussistenza. I posti di lavoro umano che il mercato produce vanno a ripagare la produttività di mercato di beni e servizi e crea quindi un’economicità del sistema produttivo che aumenta il prodotto interno lordo da cui attingere come fiscalità generale alla redistribuzione del tenore minimo garantito a tutti in modalità equivalenti ma personalizzate.

 

Permette agli individui di impegnarsi lavorativamente col solo scopo di aumentare il proprio tenore o realizzare una propria significatività sociale.

 

Il Tenore Minimo quindi non è dare dei soldi gratuitamente e poi “arrangiati”, mentre è assicurare un Welfare State che fornisce tutto quello che necessario per un tenore minimo, in beni e servizi.

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