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PROGETTO DIDATTICA
DIGITALE INTEGRATA
Gruppo IV Didattica Integratapromotore della Didattica Digitale di Vicinanza
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Componenti del Gruppo
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Progetto Didattica Digitale di Vicinanza
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Appello di adesione per una Didattica Digitale di Vicinanza
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Manifesto proposta politica Didattica Digitale di Vicinanza
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Reclutamento insegnanti
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Carriera insegnanti
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PCTO - Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (ex Alternanza scuola lavoro)
(=>) Libro AAVV Didattica Digitale di Vicinanza
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Progetto Sfera
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Progetto Sfera
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Fine
APPELLO DI ADESIONE PER UNA DIDATTICA DIGITALE DI VICINANZA
Dopo il COVID qual è la scuola che verrà?
L’impatto della crisi pandemica - lo scorso anno - fu talmente violento e pervasivo che nel senso comune di molti parve che - dopo il COVID - nulla avrebbe potuto essere come prima.
In realtà la crisi pandemica si è abbattuta sul nostro sistema scolastico esasperandone inadeguatezze e fragilità, senza che la politica (Il Governo Conte, ma non solo) riuscisse cogliere in tale crisi alcuna opportunità di cambiamento.
I “banchi a rotelle”, il “plexiglas”, i “doppi turni”, i “più insegnanti”, la “presenza vs distanza” hanno rappresentato esempi di come la politica abbia soprattutto subito la pandemia - fornendo risposte inadeguate sia all’emergenza sia al futuro della scuola.
Le uniche risposte reali alla crisi sono state:
Primo - la chiusura delle scuole.
Secondo - le iniziative che Scuole, Cdc, Docenti hanno realizzato facendo leva sugli strumenti della DAD e la ricerca di soluzione didattiche innovative.
A livello di sistema, non sono state adottate soluzioni tecniche e sanitarie efficaci per favorire la presenza a scuola di studenti e docenti. Né - tanto meno - sono state cercate soluzioni didattiche innovative che attraverso il distanziamento rendessero realistica la presenza a scuola.
Di fatto - in questi mesi - la richiesta di un ritorno a scuola in presenza si è risolta in appelli velleitari, privi di capacità propositiva. E si è contrapposta ai tentativi di chi attraverso la DAD si sforzava di rispondere all’emergenza o di cercare soluzioni didattiche nuove – ostacolando tali tentativi se non demonizzandoli.
Ci auguriamo che le vaccinazioni pongano fine quanto prima alla pandemia ed all’emergenza. Dopo di che, quale sarà la scuola che verrà?
Le virtù socializzanti della scuola non possono essere confuse con una relazione didattica efficace. Una “classe pollaio” può forse servire a socializzare - cosa di cui dubitiamo fortemente - ma di sicuro non serve a creare una relazione didattica efficace.
Crediamo che le esperienze didattiche legate al distanziamento ed all’apprendimento a distanza che sono state tentate in questi mesi non rappresentino zavorra di cui liberarsi quanto prima, ma risorse che vadano recuperate e valorizzate per il futuro della scuola.
Un futuro in cui:
- le “classi pollaio” - o comunque dominate dalla centralità della lezione frontale - non costituiscano più il baricentro;
- la messa a norma degli edifici scolastici non risponda solo a criteri antisismici o di sostenibilità energetica, ma anche didattici - consentendo la realizzazione di percorsi di apprendimento frontali, laboratoriali, individuali in aule non sovraffollate collegate a sedi di prossimità attrezzate per forme di interazione a distanza assistite da tutor - luoghi non di solitudine ed abbandono, ma di nuova socialità e sostegno all’apprendimento.
! Il futuro della scuola che verrà non necessita solo di più risorse finanziarie e di più insegnanti, ma di un progetto. E ci chiediamo: qual è il progetto di scuola post pandemia?
Qual è il progetto che accompagnerà il Recovery Plan di Mario Draghi?
Sarà possibile - ad esempio - innovare la rete con l 5G che rende possibile la connessione di più oggetti vicini tra loro, assicura una maggiore velocità e soprattutto rende possibile la gestione di un numero superiore di connessioni in contemporanea?
Nel corso degli anni i tentativi di riforma della scuola non sono stati in grado di creare un sistema scolastico non più gentiliano - ma di efficacia ed autorevolezza paragonabili.
La politica o non si è occupata di scuola o è riuscita a farlo in modo intermittente e parziale, lasciando il campo - perché sconfitta o alla ricerca di più facili consensi - al conservatorismo e all’assistenzialismo sindacale.
Le riforme - anche quelle astrattamente più innovative - hanno assunto spesso un carattere predicatorio, senza che ci si interrogasse sulle condizioni di fattibilità e abbandonando le buone esperienze al loro destino.
Vogliamo che:
- la scuola del dopo pandemia non sia la stessa “di prima”;
- idee e buone pratiche messe in campo nel corso degli anni - in tema di autonomia, valutazione e professionalità docente, competenze e standard, alternanza e circolarità dei percorsi di apprendimento...- costituiscano la base su cui aggiornare un progetto di scuola realmente adeguato alle esigenze del nostro tempo;
- quanto di buono è stato fatto nel corso della pandemia attraverso il distanziamento e la DAD non rappresenti un corpo estraneo - giustapposto alla vecchia scuola - ma sia parte di un nuovo disegno da elaborare nel quadro del Recovery Plan.